Marco Acerbis

Collezione Wave

Biografia

Laureato in architettura al Politecnico di Milano nel 1998, si trasferisce subito a Londra, dove lavora presso Lord Norman Foster fino al 2004, anno d’inaugurazione del suo studio in Italia. Alla continua ricerca di nuove tecnologie e soggetti, Marco Acerbis idea design d’avanguardia, sempre attenti alla sostenibilità ambientale. Tra i progetti più importanti, ricordiamo la lampada Vertigo, inclusa nella collezione permanente del Vitra Design Museum.

Intervista
Cosa racconta di te il tuo prodotto?

Il rubinetto Wave con le sue forme sinuose da un lato e squadrate dall’altra testimonia appieno il mio approccio al design: la costante ricerca del perfetto equilibrio tra la funzione che per sua stessa natura l’oggetto deve possedere e la sua componente estetica che deve saper emozionare e sorprendere.

Cosa rappresenta l’acqua per te?

L’acqua è una sfida: nel mio lavoro di architetto perché in un progetto è uno degli elementi più difficili da governare e nel tempo libero perché pratico triathlon da diversi anni e la frazione del nuoto, la prima con cui si apre la gara, rappresenta per me sicuramente la sfida più impegnativa, ma anche la più affascinante.

Gli ingredienti che non mancano mai nel tuo modo di progettare?

Nei miei progetti non manca mai una forte connotazione architettonica: che sia un rubinetto, una lampada o un edificio l’aspetto scultoreo che definisce le forme nello spazio è fondamentale e alla base di ogni mia scelta. A questo si aggiunge la volta di creare oggetti eleganti, senza tempo e facilmente fruibili.

Parlare di design oggi, specialmente in Italia significa quasi sempre confrontarsi con la tradizione. Cosa solitamente della tua creatività si connette con la tradizione?

L’idea che la funzione non debba necessariamente sacrificare la forma e che anche un oggetto di uso comune può essere bello ed intrigante. Come diceva Castiglioni: “Un buon progetto non nasce dall’ambizione di lasciare un segno, il segno del designer, ma dalla volontà di instaurare uno scambio anche piccolo con l’ignoto personaggio che userà l’oggetto da noi progettato”.

Qual’è stato il tuo primo lavoro?

Sono architetto per formazione e durante gli studi universitari ho iniziato a lavorare come project manager nello studio di sir Norman Foster a Londra.

Che rubinetti hai nel tuo bagno?

Ovviamente Wave, what else?

Dal punto di vista progettuale c’è un’identità aziendale forte e comune?

Quello che ho sempre apprezzato nell’azienda IBRubinetti è la continua ricerca di un design mai scontato o banale, unita all’attenzione per il dettaglio tipica di un fare artigiane che sapientemente viene riproposta ad una scala industriale.

Progettare una linea di prodotti per il bagno sembra essere una richiesta molto difficile che richiede un approccio tecnico non indifferente… Cosa ti ha aiutato in questo?

Sicuramente è stato fondamentale il rapporto instaurato con l’azienda e la famiglia Bregoli: fin da subito la reciproca stima e un continuo scambio di competenze ha permesso, una volta approvato il concept iniziale, di arrivare rapidamente alla definizione di un prodotto affascinante e ben apprezzato dal mercato.